Rudolf Laban e lo Yoga Danzato
Rudolf Laban (1879-1958) è stato danzatore, coreografo, studioso del movimento e figura di spicco della danza moderna. Nella sua opera La danza moderna educativa (1948) egli concepiva la danza come arte primaria dell’uomo, poiché contiene in sé e aiuta a conoscere e comprendere “uno dei più potenti aspetti della natura fisica e mentale dell’uomo: il movimento”.
L’idea alla base del suo lavoro sulla danza come strumento formativo e pedagogico si fonda sull’idea che “tutte le azioni in ogni attività umana, quindi anche (ma non solo) nella danza, consistono di sequenze di movimento in cui un determinato effort (impulso) della persona che esegue sottende ogni movimento.” Ogni azione consiste di una combinazione di impulsi, in cui generalmente ve n’è uno predominante. Gli elementi di effort e le loro qualità derivano dalle attitudini della persona verso particolari fattori di movimento: Peso (forte/leggero), Spazio (diretto/indiretto), Tempo (lento/veloce) e Flusso (libero/controllato). Distinguere i singoli effort che generano il movimento è possibile, andando a isolare ed esplorare, come in un laboratorio, i diversi fattori di movimento e le personali tendenze.
La danza che Laban propone vuole favorire “una chiara e precisa presa di coscienza della varietà di effort nel movimento, garantendo così il valore e il piacere di ogni azione, anche la più semplice” e intende promuovere “la padronanza del movimento in tutti i suoi aspetti fisici e mentali”.
La danza educativa concepita da Laban si pone 5 obiettivi principali:
- incoraggiare e consolidare l’impulso innato del movimento danzato (ancora manifesto e praticato dai bambini come forma inconsapevole di esteriorizzazione, esercizio che li introduce nell’esplorazione del flusso e che rafforza le loro facoltà espressive) e sviluppare consapevolezza circa i principi che governano il movimento
- preservare la spontaneità del movimento in età adulta
- incoraggiare l’espressione artistica e creativa, migliorare la partecipazione e la cooperazione nei lavori di gruppo
- affinare le capacità di osservazione del movimento
- sviluppare una terminologia che aiuti a riconoscere le carenze del proprio movimento e di quello degli altri, per mantenersi attenti e flessibili, capaci di accettare le critiche e i consigli e utilizzarli in modo consapevole per migliorarsi.
Emerge chiaramente una volontà di integrare attraverso il movimento danzato corpo e mente, conoscenza intellettuale e abilità creativa.
“Nella nostra civiltà, nell’adolescente e nell’adulto l’impulso a danzare diminuisce con l’aumentare dell’età. Essi sono semplicemente oppressi dai loro impegni quotidiani e dai molteplici effort isolati richiesti dalle loro attività. La coordinazione di un gran numero di movimenti articolari diventa alla fine tanto impossibile per l’adulto, quanto lo era l’uso dei movimenti articolari isolati per il bambino molto piccolo. Tuttavia, non è soltanto la presenza di un elevato numero di articolazioni impiegate nei movimenti, ma anche l’uso equilibrato di effort differenti, a rendere la danza piacevole e salutare.”
“La danza permette il coinvolgimento globale del corpo attraverso la ripetizione di una serie di effort simultanei finemente orchestrati gli uni con gli altri. Ciò procura un piacere estetico, come l’armonia dei colori in un quadro o dei suoni in un pezzo musicale”.
Una cultura che ha sviluppato e approfondito, sul piano sia teorico sia pratico, il principio di coesistenza simultanea della più svariata molteplicità è certamente quella indiana. L’ossessione vedica per lo smembramento e la ricomposizione è stata tradotta nei più svariati ambiti del sapere, nell’architettura, nella musica, nell’anatomia, ma anche in termini di movimento nella danza. L’arte è sempre organica, ha a che vedere con la vita, ne segue i principi e li influenza a sua volta. L’obiettivo è smontare, cercare, percepire, nominare, prendere coscienza dell’esistenza più infinitesimale, per ritornare ad una globalità dinamica e piena con nuova consapevolezza. L’arte della danza è pratica di trasformazione dei corpi-mente in oggetto di interesse, cura, ri-creazione e ri-significazione.
Le due ricerche e pratiche, danza educativa da un lato, natya yoga dall’altro, si sono intrecciate nel mio percorso. Esse fanno parte di quella tradizione profondamente antropologica e dinamista, che fa di noi stessi il nostro oggetto di studio attraverso il metodo dell’osservazione partecipante e non giudicante. Le sessioni di studio sono una sorta di “esplorazione sul campo”, in cui si ricercano dell’uomo le sue qualità più intime e intimamente legate al tutto circostante, le sue dinamiche e potenzialità cognitive ed evolutive e l’espressione di queste attraverso le infinite gradazioni di sfumature personali. Ad un livello qualitativo ancora più raffinato, possono avere il gusto della meditazione.
La ricerca labaniana e quella yogica condividono punto di partenza e punto di arrivo: il desiderio di abbracciare da dentro l’essenza della vita stessa.